60 ANNI FA IL VAJONT
9 ottobre 1963, sono le 22,39. Una frana si stacca dal versante settentrionale del monte Toc, cade nel bacino della diga del Vajont e produce un’onda gigantesca che supera la diga e si riversa a valle. Muoiono quasi 2000 persone.
Quel 1963 è un anno che lascerà un segno: il 3 giugno morirà Giovanni XXIII (il papa buono); il 22 novembre a Dallas, in Texas, una serie di colpi di arma da fuoco raggiungeranno, uccidendolo, il Presidente degli Stati Uniti d'America John Fitzgerald Kennedy. Di mezzo c’è la guerra fredda, il fenomeno Beatles, il “dream” di Martin Luther King: tutte ventate che soffiano altrove, percepite d riflesso.
Eppure la tragedia è lì, a pochi passi, per un monte che si muove dove non dovrebbe, e sarà vento, acqua, fango; poi silenzio, su vite e generazioni. Il dolore si schiaccia in gola, perché il rammarico non trova ideologie, moventi, politiche internazionali. Ci si potrà appellare alla superficialità, agli interessi privati, ad altro ancora; ma il fango è già rappreso, sotto le scarpe dei primi soccorritori. L’evento è più grande di loro, della memoria che porteranno, del silenzio che hanno ascoltato. E’ arrivato sino a oggi, quel silenzio; e non saremo certo noi a interromperlo. Lo facciamo per rispetto: al cospetto dei tanti che hanno urlato dentro il nulla, con poca memoria a ricordarli.