RENATO ZERO, POESIA IN MUSICA
Non abbiamo mai ascoltato Renato Zero con attenzione, nemmeno in gioventù. Eravamo sorpresi dal suo successo, meravigliati dal suo porsi sul palco, quasi indispettiti quando le ragazze cantavano a memoria le sue canzoni. Erano i tempi del rock, dei cantautori impegnati, dei giullari, di quella via Emilia (per chi scrive) di passaggio, aeroporto naturale per l’America. Eppure, Renato Zero evolve, cambia, si pone in maniera differente; ed è ancora lì, volto di successo sul palco e altrove, nel regno della musica.
Oggi, è proprio la gioventù trascorsa a farci riflettere, e rileggere possiamo dire; perché i testi del cantante romano meritano una riflessione, la stessa che sconfigge il tempo e le mode. “I migliori anni della nostra vita” suona in auto, e qualche rimpianto stringe la gola. «Penso che è stupendo restare al buio abbracciati e muti. Come pugili dopo un incontro. Come gli ultimi sopravvissuti. Forse un giorno scopriremo che non ci siamo mai perduti. E che tutta quella tristezza in realtà, non è mai esistita!». Già, quale tristezza? Forse quella di “Aspettando Godot” (Claudio Lolli) o anche altre, come quella cantata in “Incontro” (Francesco Guccini). Ne è valsa la pena? Forse sì, perché eravamo così, convinti che la felicità passasse dalla gioia di essere tristi.
Dobbiamo però riconoscere a Renato Zero i meriti che non gli abbiamo mai attribuito. Poeta lo era (e lo è) veramente, oltre la retorica che ci ha fatto sempre storcere il naso. Ascoltiamo e leggiamo: «Il poeta si strugge al ricordo di una poesia, questo tempo affamato consuma la mia allegria, canto e piango pensando che un uomo si butta via, che un drogato è soltanto un malato di nostalgia, che una madre si arrende e un bambino non nascerà, che potremmo restare abbracciati all’eternità» (da Più su). Che dire? Abbiamo la possibilità di rileggere la nostra gioventù, pensando anche a quella ragazza che cantava Zero a memoria. Il nostro tempo si salverebbe, con una tristezza rinnovata, perché alla fine è sempre lì andiamo a finire.