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[L’ECLETTICITÀ DIVENTA ARTE]

Jack Nicholson va ricordato per i suoi ruoli estremi, non connotati: in parti che solo lui avrebbe potuto interpretare. Non era un divo di bellezza, brillava (e brilla) dei suoi denti bianchissimi, americani se vogliamo essere precisi. Poteva però essere un seduttore, o un ubriaco, persino un internato in manicomio: emozionava comunque, e sempre. Lo abbiamo riconosciuto anche per la dolcezza in “Voglia di tenerezza”, anche se in una scena del film corre con una spider su una spiaggia, impressionando chi sedeva sul sedile del passeggero. A nostro avviso, per ampiezza dei ruoli, è il migliore attore di sempre. L’ecletticità può essere un’arte, eccome.

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[ANDIE, PERCHE’ IO VALGO]

“Perché io valgo” è il claim che Andie MacDowell recita da anni per una nota azienda di cosmetici. In effetti la sua è una bellezza privata, soggettiva; dove l’estetica si unisce allo star bene, almeno con se stessi. In effetti, l’attrice, per quanto venga annoverata tra le più belle del mondo, non rappresenta un sex symbol e non colpisce per la sua avvenenza. Dal tipo di donna che incarna, non si deve chiedere nulla, né pretendere atteggiamenti che non le appartengano. La dichiarazione finale nel film “4 Matrimoni e un Funerale”, recitata di fronte a Hugh Grant e sotto la pioggia, ne è una testimonianza.

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[NASCE JOAN MIRÓ]

Oggi incontreremo un intreccio tra pittura e fotografia. No, non desideriamo costruire un parallelo tra le due arti (ammesso che la fotografia possa essere considerata tale), ma riconoscere un momento nel quale si sono incontrate, anche se per uno scopo semplice. Innanzitutto diciamo che il fotografo chiamato in causa (Henri Cartier Bresson) in gioventù ha studiato pittura, avvicinandosi al surrealismo e al cubismo. Tra l’altro, dopo una lunga carriera dietro l’obiettivo, è tornato alle origini, riscoprendo tele e pennelli. Detto questo, arriviamo al legame; due libri di Bresson in copertina portano la firma di altrettanti pittori: Matisse e, appunto, Miró.

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[CALIFORNIANA, MA NON TROPPO]

E’ solare, Kate Hudson, dal sorriso convincente. Non esplode fisicamente sullo schermo, ma interpreta la trama con quella simpatia che l’ha sempre distinta, qualsiasi fosse la parte che doveva affrontare. Inizia dal basso, ma con l’etica del lavoro e il buon talento vecchio stile la giovane attrice è diventata cover girl di Vanity Fair in soli tre anni. Inoltre, ha fatto tutto da sola, senza sfruttare il successo della mamma Goldie Hawn, famosissima attrice. Non incarna il modello californiano che ci si potrebbe attendere, ma vince per semplicità e impegno. Una bella favola.

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