A Novembre la luce è discreta, quasi rassegnata. Fotografare in questo tempo di transizione è un'esperienza unica: le tinte si affievoliscono, i contorni si fanno morbidi e le giornate si accorciano come in un progressivo movimento. La fotografia di novembre è spoglia, come gli alberi che perdono le foglie; è fatta di dettagli e silenzi. La natura stessa si riduce all'essenziale, come se suggerisse che la bellezza risiede proprio lì. Per un fotografo, novembre è uno spazio intimo dove si raccolgono non solo immagini, ma stati d'animo. Le persone, se osservate in questa luce più flebile, mostrano sfaccettature inaspettate, fragilità e sottili verità che di solito nascondono sotto la luce forte dell'estate. È questo il momento di cogliere il sottile confine tra autenticità e maschera, il volto di chi resta sospeso tra il ricordo della stagione appena passata e l'attesa dell'inverno che avanza. In fondo, come disse una volta qualcuno, le fotografie sono atti di rivelazione.
“Fotografo per avvicinarmi alla risposta, spogliando l'immagine di qualsiasi artificio, per rivelare, nello spazio bianco intorno al soggetto, una parte della sua verità”, questo diceva Richard Avedon.
Novembre è un mese che invita alla contemplazione, e ogni scatto diventa una domanda: chi siamo veramente, al di là di ciò che mostriamo?